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Le 8 invenzioni svizzere che hanno cambiato il mondo

Come ci è finita una lappola nello spazio? Che cosa hanno in comune un bicchiere di vino rovesciato e una pellicola trasparente? L’invenzione della chiusura a strappo in velcro e quella del cellofan svelano un talento tutto svizzero: trasformare idee stravaganti in strumenti pratici dai nomi accattivanti. Questi sono solo due esempi di creatività svizzera. Chimici e scienziati svizzeri, indipendentemente dalla loro posizione sociale, hanno attinto infinite volte al loro pragmatismo per sviluppare invenzioni che hanno rivoluzionato il mondo.

La zip – Martin Winterhalter (1925)

Gli Americani potranno pure aver avuto l’idea, ma gli Svizzeri l’hanno perfezionata realizzando la cerniera lampo così come la conosciamo oggi. L’antenato della cerniera lampo fu brevettato negli Stati Uniti nel 1851.

La zip

Consisteva in due lembi di tessuto uniti da una serie di ganci che potevano essere chiusi o aperti tirando un cordoncino verso il basso o verso l’alto. Nulla a che vedere con la nostra pratica e tanto amata zip!

È a questo punto che entrò in scena un avvocato di San Gallo. Nel 1922 Martin Winterhalter fu contattato dall’americano che aveva brevettato l’ultima versione dell’antesignano della cerniera. Winterhalter scorse margini di miglioramento nel modello e acquistò il brevetto per 10’000 franchi.

Perfezionò la tecnologia e nel 1925 nacque la cerniera lampo. Il meccanismo, basato sull’ingranamento reciproco dei denti, è ancora in uso oggi. Secondo una leggenda, Winterhalter avrebbe protetto le sue invenzioni dai nazisti in Germania e nel Lussemburgo introducendole illegalmente in Svizzera.

Il Velcro® – Georges de Mestral (1941)

Si dice che gli Svizzeri amino particolarmente tutto quello che è solido e durevole. Lo sapevate che il Velcro® è stato inventato, brevettato e omologato in Svizzera?

Un ingegnere svizzero, andando a caccia nel Giura, si accorse che alcuni semi si erano attaccati ai suoi vestiti e al pelo del suo cane e che erano quasi impossibili da rimuovere. Esaminando le lappole più da vicino notò che erano provviste di minuscoli uncini che aderivano saldamente alle fibre tessili e al pelo.

velcro seed
Frutto che ha ispirato il velcro
© kalyanvarma, via Wikimedia Commons

Con l’aiuto di alcuni amici che lavoravano nell’industria tessile, George de Mestral riuscì a riprodurre questo sistema di chiusura a uncini in un’invenzione che brevettò con il nome di Velcro (dal francese «velour» e «crochet», velluto e uncino). George de Mestral mise in commercio la chiusura senza cerniera già nel 1950, ma fu solo grazie ad un’organizzazione come la NASA che il Velcro® conquistò finalmente il mondo: nel 1959 gli astronauti utilizzarono il Velcro® per fissare gli oggetti all’interno della navicella spaziale Apollo.

Ora potrebbe volerci un altro Svizzero rendere il Velcro® più silenzioso e per rintracciare il nome del cane che ha ispirato de Mestral.

Il pelapatate Rex – Alfred Neweczerzal (1947)

Il pelapatate Rex è stato inventato e brevettato da Alfred Neweczerzal nel 1947. Grazie alle sue numerose imitazioni oggi è comunemente noto come “pelapatate a Y”.

Stando ad un racconto, Alfred Neweczerzal pensò a questo utensile  – un’invenzione che ha veramente rivoluzionato le cucine di tutto il mondo – perché stanco di pelare montagne di patate durante il servizio militare. Realizzato con un unico pezzo di alluminio, il primo pelapatate Rex era facile da fabbricare, economico, di alta qualità ed ergonomico tanto per i mancini quanto per i destrimani.

Secondo un altro aneddoto una famiglia avrebbe chiesto al nipote di Alfred di cambiare la lama dell’originale Rex, impossibile da sostituire, dopo ben sessant’anni di servizio! Oggi il nipote continua a realizzare lo stesso modello di pelapatate ma in acciaio inossidabile o in acciaio al carbonio brunito. La lama del pelapatate svizzero continua a essere la più affilata e affidabile!

Rex vegetable peeler
Il pelapatate Rex

Nescafé – Max Morgenthaler (1936)

Nel 1926 il Brasile si trovò a dover gestire un’eccedenza di chicchi di caffè causata dal crollo di Wall Street. Per risollevare le sorti di questo settore l’istituto brasiliano del caffè chiese all’azienda svizzera Nestlé di solubilizzare le eccedenze e creare un caffè istantaneo che avesse anche un buon sapore.

All’epoca era già in commercio una sorta di bevanda acquosa, istantanea e di colore marrone contenente caffeina, a cui tuttavia mancava proprio la proprietà che contraddistingue il caffè: l’aroma. Dopo aver tentato per cinque anni senza successo di conservare nella bevanda ottenuta dalla polvere il vero gusto del caffè, la Nestlè decise di abbandonare l’esperimento.

Un chimico della società continuò tuttavia segretamente a sperimentare diversi metodi nel tempo libero e a sue spese, utilizzando come laboratorio la cucina di casa sua, nei pressi di Vevey, in Svizzera. Nel 1936 Max Morgenthaler presentò alla Nestlè una formula vincente. Il 1° aprile 1938 la Nestlè lanciò Nescafè.

nescafé

La pista da bob – Caspar Badrutt (1870)

«Uno, due, tre»....chiunque abbia visto il film del 1993 «Cool Runnings - Quattro sottozero!» sa che la Svizzera benché sia molto forte nel bob non l’ha inventato. Lo sport nacque infatti grazie ad alcuni turisti inglesi nel 19esimo secolo. L’intraprendente albergatore Caspar Badrutt di St. Moritz li convinse a sperimentare nei mesi invernali la sua località termale. Incerti su come trascorrere il tempo nella nascente località sciistica, riadattarono le slitte dei fattorini per sfrecciare lungo le strade ricoperte di neve.

Fu tuttavia Caspar Badrutt a trasformare il diversivo in uno vero e proprio sport. Fece costruire una pista speciale, il più antico halfpipe di ghiaccio naturale, su cui nel 1884 si svolsero le prime gare ufficiali di bob. La pista, ancora in servizio, ha ospitato due Olimpiadi invernali ed è percorsa a gran velocità da una miriade di turisti spericolati.

A bobsleigh team in Davos, 1910
Squadra di bob a Davos, 1910
© Flyout (taken by ancestor of Flyout) [GFDL ], via Wikimedia Commons

World Wide Web – Tim Berners-Lee at CERN (1989)

La combinazione tra inventiva inglese e praticità svizzera sembra essere vincente. Appena 100 anni dopo la realizzazione della prima pista da bob, un altro signore inglese ha creato Internet sfruttando le risorse disponibili a Ginevra.

Tim Berners-Lee ha inventato il World Wide Web nel 1989 mentre lavorava al CERN. Ispirato dalla rete condivisa impiegata all’interno del CERN, ma frustrato dal fatto che ogni computer memorizzasse dati attraverso un login differente  creò la sua versione di rete. Il primo sito Internet al mondo è nato al CERN sul computer personale di Berners-Lee e presentava informazioni sul funzionamento del web.

Il computer NeXT, il primo server web, è tuttora al CERN. Nel 1993 il CERN ha reso pubblico il software: è nato il World Wide Web ed il mondo in cui cerchiamo, visualizziamo e condividiamo le informazioni è cambiato per sempre.

Where the web was born
CERN Biblioteca, 2004
© Max Braun via Visualhunt / CC BY-SA

Doodle scheduling – il sistema di pianificazione di Michael Näf e Paul E. Sevinç (2007)

Non esistono ritardi giustificati in Svizzera. In un Paese dove i treni spaccano il secondo e cinque minuti di ritardo sono già considerati troppi, pianificare è un’arte.

Non stupisce quindi che il primo sistema di pianificazione digitale sia stato ideato da un informatico svizzero con poco tempo a disposizione e molte idee e da un ingegnere elettronico – Michael Näf e Paul E. Sevinç. Näf ha concepito Doodle dopo aver constatato quando fosse frustrante, complesso e infruttuoso organizzare un incontro tra amici scambiandosi e-mail. Questa piattaforma online permette agli invitati di indicare le date in cui sono disponibili su un calendario condiviso dalla struttura semplificata. Questo servizio è oggi utilizzato da 20 milioni di persone ogni  mese.

Using Doogle Scheduling
Utilizzo di doodle per la pianificazione

Il cellofan – Jacques E. Brandenberger (1912)

Per avvolgere le cose… c’è il cellofan! Un bicchiere di buon vino spesso può servire a risvegliare la creatività ma in questo caso è stato il vino fuoriuscito da un bicchiere a stimolare l’immaginazione del chimico svizzero Jacques E. Brandenberger.

Bandenberger ebbe l’ispirazione osservando qualcuno rovesciare un bicchiere di vino su una tovaglia. E decise di inventare un materiale che potesse respingere i liquidi anziché assorbirli. Per prima cosa applicò un rivestimento impermeabile sui tessuti, rendendoli tuttavia rigidi e inutilizzabili e provocando il distacco dell’involucro trasparente.

cellophane
© Aarnous8817  via Wikimedia Commons

Notando con quanta facilità la pellicola trasparente e impermeabile si staccava dal tessuto ebbe un’altra idea e decise di studiarne meglio le potenzialità. Passò i 12 anni che seguirono la scoperta a perfezionare il processo di formazione e la consistenza di questo materiale e produsse una macchina in grado di fabbricare la pellicola. Chiamò quest’ultima cellophane (cellofan) dall’unione di cellulosa e “diaphane” (termine francese per trasparente) e ci fornì così un modo nuovissimo e igienico di imballare gli avanzi per il giorno dopo.

 

 

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