© ECAL / Jean-Vincent Simonet

Fotografia svizzera: i suoi musei e le sue istituzioni

Le Rencontres d’Arles, il festival di fotografia più importante del mondo, attirano numerosi interpreti di quest’arte, soprattutto tra le mura del Nonante-neuf, spazio interamente svizzero creato con successo in occasione dell’edizione 2015. Prima di entrare nelle ex officine SNCF che lo ospitano, parliamo dell’ecosistema svizzero della fotografia, questo contesto eccezionale costituito da musei, istituzioni e scuole di primo piano.

Musei essenziali

Direttore dei Rencontres d’Arles, Sam Stourdzé, ha fatto un passaggio rapido ma determinante al Musée de l’Elysée, portando avanti tra il 2010 e il 2014 il lavoro esemplare dei predecessori (il fondatore Charles-Henri Favrod e il mitico William A. Ewing), ripristinando la Notte delle immagini e lanciando il Prix Elysée e la rivista ELSE. E tutto questo in soli quattro anni! Gli è succeduta Tatyana Franck, nell’ambiente fin da giovanissima (ha legami di parentela con Henry Cartier-Bresson), che si è subito sentita a suo agio in questa istituzione di Losanna fondata nel 1985. Il suo obiettivo principale: il trasferimento del Musée de l’Elysée nel futuro polo museale di Losanna, Plateforme 10. Dall’altra parte della Svizzera, il centro per la fotografia di Winterthur è un ottimo complemento al lavoro dell’omologo romando ed è composto dalla Fotostiftung Schweiz, Fondazione svizzera per la fotografia, e dal Fotomuseum. Istituito nel 1993 da Duncan Forbes e Thomas Seelig, il centro per la fotografia è ospitato in uno spazio funzionale e ultramoderno nell’ex area industriale Schleife. Lanciato nel 2012, il suo blog «Still Searching» è un punto di riferimento per tutti gli appassionati. Inoltre, l’incontro annuale Plat(t)form permette ogni anno ad artisti emergenti di tutto il mondo di presentare il proprio portafoglio.

Nuit des images 2015 © Musée de l’Elysée

Istituzioni e manifestazioni audaci

Di dimensioni più ridotte ma piene di idee e carattere, altre istituzioni permettono alla Svizzera di eccellere in questo ambito. Fatto importante, tutte queste istituzioni possiedono la propria manifestazione, annuale, biennale o triennale, di risonanza internazionale. Nato da un’associazione di fotografi ginevrini nel 1984, il Centre de la photographie Genève è in contatto con istituzioni prestigiose come il MAMCO e il Centre d’art contemporain all’interno del BAC. Diretta da Joerg Bader, questa istituzione si è fatta conoscere soprattutto per la creazione nel 2003 della triennale 50JPG (50 giorni per la fotografia a Ginevra), che riunisce tutta la città attorno a questo tema. Incentrata sull’esposizione «Caméra(Auto)Contrôle», che ci catapulta nell’attualità dei droni e degli altri sistemi di controllo realizzati con dispositivi fotografici o video, l’edizione 2016 ha appena aperto le sue porte – ve ne abbiamo già parlato qui.

A Bienne, invece, si è appena conclusa la ventesima edizione delle Journées photographiques, dedicate alla (ri)costruzione della realtà con una ventina di esposizioni internazionali. Accanto al Prix Photoforum, altra vetrina del PhotoforumPasquArt di Bienne, che dà ogni anno visibilità ai talenti emergenti, questa manifestazione offre una panoramica della fotografia contemporanea e svolge un’importante funzione di piattaforma per i giovani artisti svizzeri.

Alex Prager / La Petite Mort
Alex Prager, La Petite Mort (Film Still #3) © Créatives, Festival Images 2014

A Bienne, invece, si è appena conclusa la ventesima edizione delle Journées photographiques, dedicate alla (ri)costruzione della realtà con una ventina di esposizioni internazionali. Accanto al Prix Photoforum, altra vetrina del PhotoforumPasquArt di Bienne, che dà ogni anno visibilità ai talenti emergenti, questa manifestazione offre una panoramica della fotografia contemporanea e svolge un’importante funzione di piattaforma per i giovani artisti svizzeri.

L’ultima nata tra le autorevoli manifestazioni svizzere è senza dubbio la più originale: con «Vevey ville d’images», la cittadina della Riviera vodese ha creato, oltre al Grand Prix de photographie (un premio storico e tra i più ricchi d’Europa) e a uno spazio espositivo (Espace Image, in precedenza Quai1), un festival di fotografia all’aperto che dalla prima edizione (1995) presenta opere in versione extra large su numerosi edifici e altri lavori in formato più classico ma comunque originale. L’edizione 2016 di Vevey ville d’images inizierà il 10 settembre prossimo. La panoramica non sarebbe completa se non si menzionasse la recentissima Photobastei di Zurigo, che si svolge in un edificio offerto in prestito dalla città nel Kreis 5 e che ha da poco proposto la più grande esposizione mai dedicata a Vivian Maier; o se non si citasse Alt. +1000, festival che punta i riflettori su luoghi atipici del villaggio di Rossinière nel Pays-d’Enhaut e che si occupa soprattutto di rapporti geografici e topografici.

Yuji Hamada / Primal Mountain
Yuji Hamada, Primal Mountain © Céline Michel, Festival Images 2014

Scuole dinamiche

Senza dubbio le istituzioni e i musei citati hanno permesso alla Svizzera di consolidare la propria reputazione sulla scena internazionale della fotografia, ma qual è il ruolo dei suoi centri di formazione? Se molti personaggi chiave come Jeanloup Sieff o René Burri hanno imparato il mestiere sui banchi delle scuole svizzere (rispettivamente a Vevey e a Zurigo), i grandi nomi storici erano spesso autodidatti. Senza essere per forza più saggia, la giovane generazione ritiene necessario frequentare almeno un corso di bachelor prima di lanciarsi in quest’arte. E i risultati e i riconoscimenti ottenuti potrebbero dare loro ragione: è evidente infatti che le opere che hanno rivelato le nuove figure di punta della fotografia svizzera sono state realizzate nell’ambito dei loro studi. Pensiamo ad esempio alla coppia Taiyo Onorato e Nico Krebs, diplomatasi nel 2005 alla Scuola universitaria professionale dell’arte di Zurigo (ZhdK), la più grande scuola d’arte svizzera e una delle più importanti d’Europa (2500 studenti), trasferitasi recentemente nell’ex fabbrica di latte Toni.

Toni Campus Zurich
Toni Campus, primavera 2014 © ZHdK

O a Yann Gross, artista vodese pluripremiato e impegnato che presenterà la sua nuova opera «The Jungle Show» ai Rencontres d’Arles, diplomato nel 2007 alla Scuola cantonale d’arte di Losanna (ECAL). Protagonista chiave del design e delle arti visive fin dalla sua rinascita sotto la guida di Pierre Keller negli anni 1990, l’ECAL ha appena avviato un master in fotografia. Da non dimenticare poi il prolifico Augustin Rebetez, artista giurassiano che sembra a suo agio con qualsiasi mezzo artistico e che ha concluso nel 2009 la sua formazione superiore in fotografia al Centro per l’insegnamento professionale di Vevey (CEPV). Altre scuole d’arte infine non prevedono un intero corso di studi dedicato alla fotografia, ma propongono questo insegnamento all’interno di altri dipartimenti, come la scuola HEAD di Ginevra o l’Accademia di arte e design (FHNW) e la Schule für Gestaltung, entrambe con sede a Basilea.

Ulteriori informazioni : Les Rencontres d'Arles 2016 e lo spazio culturale «Nonante-neuf»