I dati raccolti grazie a una cavezza connessa a un podometro permettono di seguire i movimenti delle vacche su un tablet. ©Agroscope, Gabriela Brändle

Agricoltura 4.0 - la rivoluzione dello smart farming in Svizzera

Il funzionamento dell’agricoltura, come del resto quello della società, si sta trasformando con lo sviluppo sempre più sfrenato delle nuove tecnologie: lo smart farming ne è un esempio.

Tutte le dimensioni della produzione agricola sono interessate dalle nuove tecnologie: gestione del suolo, dell’acqua, delle colture, protezione delle piante, gestione degli allevamenti, salute degli animali, automazione... Lo smart farming permette alle aziende di essere più efficaci, ottimizzare i processi, aumentare i rendimenti e minimizzare il loro impatto sull’ambiente. Una rivoluzione che apporterebbe molti vantaggi, quindi, e che Agroscope, il centro di competenza della Confederazione per la ricerca agricola, studia con lo scopo di migliorare la competitività dell’agricoltura svizzera.

Ma che cos’è lo smart farming in Svizzera?

Quando si parla di smart farming si pensa spesso a robot ultraefficienti destinati a lavorare in enormi fattorie circondate di campi coltivati che si estendono a perdita d’occhio. Un’immagine ben lontana dalla Svizzera e dalle sue piccole aziende agricole, senza parlare dei suoi pascoli di montagna.

Come spiega Thomas Anken, responsabile del gruppo di ricerca Produzione digitale presso Agroscope: «Anche in Svizzera si utilizza lo smart farming. Se la tecnologia offre un reale plusvalore all’agricoltore, viene utilizzata anche su superfici piccole». Il futuro dell’agricoltura non si basa solo sullo sviluppo dei macchinari e dei robot più performanti, ma anche su sistemi di sensori intelligenti che seguono con precisione determinati parametri e ne interpretano l’evoluzione. Secondo il ricercatore «tutta questa nuova tecnologia permetterà, in futuro, di offrire ai campi coltivati, alle piante e agli animali proprio quello di cui avranno bisogno al momento giusto». Lo smart farming promette quindi una maggiore efficacia, un uso ridotto di prodotti fitosanitari, il rilevamento precoce delle malattie negli animali, prodotti di maggiore qualità e tanto altro ancora.

Questo robot che sposta il foraggio permette di nutrire costantemente le vacche ed evita all’agricoltore di effettuare a mano questo compito ripetitivo. ©KEYSTONE Gaëtan Bally

RumiWatch e Agrometeo: gli esperti di Agroscope traggono profitto dalla digitalizzazione

A cosa lavorano attualmente gli esperti dello smart farming?

Agroscope punta alla collaborazione e s’impegna in numerosi progetti con le scuole universitarie, le università e le imprese private, comprese le start up. «Lo smart farming è un ambito in cui si collabora molto con il settore privato, sia a livello nazionale che internazionale» precisa Thomas Anken. Si pensi ad esempio al progetto RumiWatch, realizzato in collaborazione con Vetsuisse dell’Università di Berna e l’azienda Itin & Hoch: «Grazie a una cavezza e a un pedometro muniti di un sensore, è possibile raccogliere dati a lungo termine sul comportamento di una mucca, sui suoi spostamenti e sulla sua alimentazione. Questi dati vengono poi analizzati e interpretati dal programma RumiWatch». L’obiettivo dei ricercatori è far sì che il programma possa inviare una notifica all’agricoltore quando uno dei suoi animali adotta un comportamento anomalo. Ciò permetterebbe di curare prima un animale malato e quindi di limitare la somministrazione di antibiotici; un vantaggio per il benessere degli animali e per la lotta contro la resistenza agli antibiotici. Inoltre questi dati permettono di trovare la formula migliore per ottimizzare i prodotti svizzeri di alta qualità, come gli eccellenti formaggi.

La ricercatrice di Agroscope Christina Umstätter osserva i dati raccolti in tutta la fattoria. ©KEYSTONE Gaëtan Bally
La ricercatrice di Agroscope Christina Umstätter osserva i dati raccolti in tutta la fattoria. ©KEYSTONE Gaëtan Bally

Un altro esempio è rappresentato dalla piattaforma web Agrometeo. Evoluzione della peronospora, monitoraggio degli insetti, sviluppo fenologico del grano... Tutte le informazioni utili alla protezione delle piante sono raggruppate su un sito destinato agli agricoltori. Le varie applicazioni servono a prendere decisioni per gestire i problemi fitosanitari in grandi colture, viticolture e frutticolture. Pierre-Henri Dubuis, collaboratore scientifico in micologia e biotecnologia ci spiega in cosa consiste la piattaforma: «Si tratta di un lavoro di partenariato svolto da oltre dieci anni a livello nazionale con i Cantoni e i produttori e anche a livello internazionale con istituti di ricerca. Grazie alla condivisione dei dati meteorologici, delle conoscenze frutto della ricerca e di osservazioni, abbiamo sviluppato modelli di previsione e algoritmi, che fanno di questa piattaforma un vero strumento di lavoro per lottare con maggiore efficacia contro le malattie e i parassiti». Anche in questo caso la tecnologia permette di limitare l’utilizzo di concimi preservando la natura e permettendo di diminuire le spese degli agricoltori.

La ricerca si dedica quindi intensamente alla valutazione dei grandi dati, i cosiddetti «big data». Raccolti da oggetti intelligenti muniti di sensori e connessi tra loro, i dati analizzati da algoritmi consentono in ultima analisi di utilizzare le risorse nel modo più efficace e adeguato possibile. «Ad esempio, i dati di una mucca raccolti da un robot di mungitura permetterebbero al robot che distribuisce il foraggio di adeguare la razione per l’animale in questione. E tutto grazie agli algoritmi, senza l’intervento dell’agricoltore» spiega Christina Umstätter, capogruppo di ricerca presso Agroscope.

Agrométéo permette, tra le altre cose, di osservare l’evoluzione delle popolazioni di insetti nocivi per le colture.
Agrométéo permette, tra le altre cose, di osservare l’evoluzione delle popolazioni di insetti nocivi per le colture in ogni regione della Svizzera.

Agricoltura smart o agricoltore smart?

Queste tecnologie permettono agli agricoltori di sviluppare nuove competenze per utilizzare numerose applicazioni e trarre beneficio dalle informazioni generate dai sistemi. Non è scontato per chi lavora la terra; Agroscope sta effettuando degli studi per determinare se esiste una barriera psicologica, una forma di resistenza da parte degli agricoltori che potrebbero intravedere in queste tecnologie una rottura con la natura stessa della loro professione. Una problematica considerata seriamente dal centro di ricerca. Thomas Anken spiega: «È importante tenere sempre presente che le tecnologie devono prima di tutto preservare dallo stress. Per esempio, quando si sviluppa un’applicazione si cerca di offrire un’interfaccia il più semplice possibile». Anche lo smartphone è una grande opportunità: l’agricoltore può farlo diventare uno strumento di lavoro privilegiato all’interno della sua azienda. «I ricercatori verificano se gli apparecchi funzionano correttamente prima della loro attivazione. Malfunzionamenti regolari causano inevitabilmente stress agli agricoltori, distruggendo i vantaggi che queste tecnologie possono apportare». 

Le nuove tecnologie rivoluzioneranno quindi l’agricoltura, ma anche tutta la catena alimentare. Tuttavia lo smart farming non può sostituire l’esperienza, la percezione e la formazione professionale degli agricoltori. I numerosi punti di forza dell’evoluzione tecnologica non impediscono ai ricercatori di Agroscope e a tutti i loro partner di mantenere l’attività umana al centro della loro attenzione.

Una vacca munita di podometro e cavezza connessi. ©Agroscope, Gabriela Brändle
Una vacca munita di podometro e cavezza connessi. ©Agroscope, Gabriela Brändle