Sonia Seneviratne

Sonia Seneviratne: la competenza svizzera al servizio della lotta ai cambiamenti climatici

Specialista di canicole, siccità e altri eventi estremi, la ricercatrice svizzera unisce l’eccellenza scientifica all’impegno nella lotta contro il riscaldamento climatico. Coautrice dell’ultimo rapporto dell’IPCC sui cambiamenti fisici del clima, è considerata una delle climatologhe più influenti al mondo.

Professoressa al Politecnico federale di Zurigo (PFZ), Sonia Seneviratne è riconosciuta a livello  mondiale per la sua competenza nel campo dei meccanismi che generano fenomeni meteorologici estremi come le ondate di caldo e la siccità. «Il suo curriculum, in termini di pubblicazioni scientifiche, è davvero straordinario. Riesce sempre a capire quali sono i grandi problemi del nostro ambito e contribuisce a risolverli», dice di lei Wim Thiery, climatologo presso la Vrije Universiteit Brussel, che ha svolto il post-dottorato nel laboratorio della ricercatrice al PFZ. 

ArchonMeld at the English-language Wikipedia, CC BY-SA 3.0 <http://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0/>, via Wikimedia Commons

Gli inizi a Rio nel 1992

Nata a Losanna, Sonia Seneviratne dice di essersi sempre interessata alle scienze, in particolare all’astronomia. Comincia a prendere coscienza dei problemi ambientali in occasione del Vertice di Rio, nel 1992. È la prima volta che i leader mondiali si riuniscono per discutere del futuro del pianeta.
Due anni dopo inizia a frequentare il PFZ, all’epoca una delle poche scuole universitarie a proporre una formazione in scienze ambientali. Lascerà l’istituto solo per la tesi di master, che la porta nella foresta tropicale amazzonica tra gli Indiani Quechua, e per un post-dottorato alla NASA sulla simulazione informatica degli effetti della vegetazione sul clima.

 

Il ruolo della vegetazione nel sistema climatico

Suo malgrado, Sonia Seneviratne svolge le sue ricerche in un ambito estremamente delicato, quello dei cambiamenti climatici. Il 2019, il secondo anno più caldo dall’inizio delle misurazioni, è stato segnato da numerosi eventi estremi: siccità, canicole, incendi forestali. La scienziata si è specializzata nello studio di questi fenomeni che in futuro saranno sempre più frequenti. «Il mio ambito di competenza è il ruolo della vegetazione nel sistema climatico», precisa. «I due terzi delle precipitazioni che cadono sul nostro pianeta sono frutto dell’acqua evaporata dalle foreste. È un processo cruciale, ma che resta ancora poco compreso».

 

Un campanello d’allarme

Nel suo laboratorio zurighese, Sonia Seneviratne è a capo di una quindicina di ricercatrici e ricercatori. «Lavoriamo molto con le modellazioni numeriche grazie a macchine molto potenti che consentono di fare calcoli sulla scala dell’intero pianeta», spiega la ricercatrice. «Sonia invita sempre dottorandi e docenti provenienti da tutto il mondo a far visita al suo gruppo, crocevia internazionale di conoscenze nel nostro settore», racconta Wim Thiery. «È anche una mentore generosa: mi ha aiutato tanto a far crescere la mia carriera».

La scienziata si dedica molto ai lavori del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC), i cui rapporti sono un punto di riferimento a livello mondiale. Nel 2018 ha sottolineato l’importanza di limitare il riscaldamento climatico a 1,5°C entro la fine del secolo, come previsto dall’Accordo di Parigi. «È stato un momento molto importante per me», ricorda. «Prima di questo rapporto mi esprimevo poco sulle implicazioni politiche delle mie ricerche. Adesso però mi sento obbligata a suonare un campanello d’allarme perché le misure che adottiamo non sono sufficienti a contenere l’aumento delle temperature».

Sonia Seneviratne
© Eddy Mottaz/Le Temps

 

L’emergenza climatica

Madre di due figli, la climatologa spiega che si batte anche per lasciare loro «un mondo decente». Per lei «la crisi attuale causata dal coronavirus mostra le fragilità della nostra società globalizzata nel momento in cui viene colpita su larga scala, così come avverrebbe anche con uno sconvolgimento sempre più ampio del clima». Sonia Seneviratne è ottimista e vuole credere che questo momento drammatico offrirà anche l’occasione di sviluppare soluzioni più rispettose del clima, come il telelavoro e la valorizzazione della produzione locale.

Per il nuovo rapporto di valutazione dell’IPCC, pubblicato nell’agosto del 2021, ha coordinato il capitolo sugli eventi estremi. Al di là del suo interesse per la tematica, spiega che così ha «la sensazione di fare qualcosa di utile per affrontare l’emergenza climatica». 


 

Articolo pubblicato inizialmente nel giornale Le Temps, Pascaline Minet 24/03/2020