La tecnologia svizzera per far fronte alla crisi climatica
Le realtà svizzere, dalle startup alle multinazionali, propongono soluzioni spesso sconosciute, ma promettenti, per far fronte al riscaldamento globale. Il loro obiettivo è trovare rimedi alla crisi climatica. Scopriamone alcune.
Idee vecchie e nuove, mature o ancora da sviluppare, in molti casi complesse e costose, ma spesso accessibili a tutti. Vi presentiamo, suddivise in sei categorie, alcune soluzioni tecnologiche svizzere a emissioni zero per ridurre l’inquinamento, il CO2 e la plastica.
Pannelli solari, una carta vincente
Una soluzione sono i pannelli solari: basta posarli e producono energia gratuitamente. Essendo inerti, consentono a chiunque, e rapidamente, di produrre più chilowattora di quanti se ne consumino. Il fotovoltaico, che produce energia elettrica, si sta diffondendo, ma a un ritmo che gli esperti considerano troppo lento. Parliamo di rettangoli blu o neri da applicare sui tetti, su facciate o recinzioni. La DHP Technology, una società grigionese, progetta ad esempio tetti solari pieghevoli.
Si fanno ora strada versioni sottili, trasparenti o simili a tegole. I progetti agrovoltaici, come quelli della startup vodese Insolight, sono consentiti se considerati utili per le colture. Possono essere installati sul proprio balcone, con un inverter, e permettono di contenere la bolletta elettrica.
I pannelli possono essere termici o geotermici. La società ginevrina TVP Solar ha inaugurato questo mese una centrale di pannelli termici in uno stabilimento bernese del Gruppo Emmi. Sotto vuoto, le ardesie sul tetto del caseificio forniscono quasi un decimo del suo grande fabbisogno di calore. Enerdrape, un gioiello del Politecnico federale di Losanna, sta iniziando a installare pannelli geotermici nei parcheggi, dove catturano il calore naturale del sottosuolo o il fresco in estate. Secondo l’azienda, con questo sistema si può soddisfare fino al 60% del fabbisogno di un edificio.
Biomassa ed energia geotermica
In Svizzera si stanno sviluppando sistemi geotermici che prelevano il calore ad alcune centinaia di metri di profondità per riscaldare gli edifici in inverno e raffreddarli in estate. A lungo termine, le pompe di calore con sonde geotermiche sono tra le soluzioni più economiche alternative alle caldaie alimentate con combustibili fossili. Andando più in profondità, la geotermia consente anche di produrre energia elettrica sia in estate che in inverno. Le pompe solari della ditta friburghese Swiss Intech , in grado di aspirare acqua a 90 metri di profondità, stanno suscitando grande interesse in Africa.
Anche il suolo contiene, in superficie, preziose risorse rinnovabili. L’azienda groupe Corbat sta avviando a Glovelier, nel Cantone del Giura, un impianto di produzione di idrogeno a partire dal legno. Questo gas può essere utilizzato nei trasporti e per lo stoccaggio di energia. WattAnyWhere, impresa con sede a Sion, converte l'etanolo prodotto dai residui della biomassa in energia elettrica destinato alle stazioni di ricarica dei veicoli elettrici. A Marly, nel Cantone di Friburgo, Bloom Biorenewables estrae carbonio dalla corteccia, da foglie o torsoli per realizzare prodotti sostenibili.
Chimica e scienze della vita
In questo settore sono degne di nota società come TRS, Deasyl, DePoly e TreaTech. La prima, insediata nel Cantone di Neuchâtel, utilizza batteri che si nutrono di zolfo per riciclare gli pneumatici, recuperare la loro gomma e ricavarne una polvere che trova impiego in molti settori. La seconda, situata a Ginevra, punta a riciclare gli oli per produrre carburanti di seconda generazione.
L'azienda vallesana DePoly ricicla il PET con un processo chimico ecologico che lo riporta alle materie prime originarie e consente di ripetere un numero infinito di cicli. TreaTech produce fertilizzanti e gas a basso costo utilizzando i rifiuti. Il gruppo, con sede a Losanna, si concentra sugli effluenti industriali e sui fanghi degli impianti di depurazione, dai quali estrae i minerali che poi trasforma in fertilizzanti, una parte dei quali viene successivamente convertita in gas e acqua.
Cattura di CO2 dall’aria
Le tecnologie in questo settore sono pronte per essere impiegate su ampia scala. Climeworks, azienda zurighese leader, nell’aprile del 2022 ha raccolto 650 milioni USD ed è attiva in Islanda, dove l’energia geotermica viene usata per far funzionare i suoi aspiratori di CO2. Per ora, i suoi impianti sono gocce in un oceano di carbonio.
Riciclare il CO2? Si tratta di una nuova frontiera che il Politecnico federale di Zurigo sta esplorando insieme alla Holcim, gigante zurighese del cemento nonché responsabile di notevoli emissioni. Qaptis con sede nel Vallese, lavora a questa idea installando un kit al tubo di scappamento. PMI come la friburghese Softcar, che sta mettendo a punto il modello meno inquinante di automobile elettrica e a gas naturale, e la società vallesana H55, che lavora a un aereo elettrico, promettono straordinari progressi nel settore dei trasporti.
Il problema, però, è il prezzo del CO2. Per estrarre una tonnellata di CO2 ci vogliono 600 USD, dieci volte di più del prezzo di un certificato di compensazione. Ma le cose stanno cambiando, tanto più che il carbonio catturato dall’atmosfera può essere trasformato in plastica o essere utilizzato come fertilizzante o persino carburante.
Il potere del gas
Il CO2 avrà un ruolo importante anche nel panorama energetico futuro. L’azienda tedesca TES sta lavorando a una rete europea del gas sotterranea che attraverserebbe la Svizzera e funzionerebbe in un circuito chiuso. L’idea della TES è catturare le emissioni di CO2 dai siti industriali. Il gruppo ha appena avviato un partenariato con l’Associazione svizzera dei dirigenti e gestori degli impianti di trattamento dei rifiuti per produrre idrogeno e metano. La tecnologia che sta sviluppando punta a un sistema di circolazione e stoccaggio dell’energia che non deturpi il paesaggio, in alternativa ai tralicci elettrici.
Il CO2 avrà un futuro? Una rete di distribuzione del calore che utilizza il CO2 è stata inaugurata quest’estate in un edificio scolastico a Sion, nel Cantone del Vallese. Secondo i progettisti di Oiken e della startup Exergo, questa tecnologia può diventare la norma nelle città.
Le parabole ideate da SoHHytec , una società di Losanna, convogliano la luce in un elettrolizzatore che separa le molecole di idrogeno e ossigeno e recupera il calore. Synhelion, con sede a Zurigo, produce carburanti solari utilizzabili nei settori dell’aviazione, del trasporto merci marittimo e del traffico su strada.
I classici
Parliamo di fiori all’occhiello della Svizzera da ormai 60 anni, come la diga della Grande-Dixence, ma anche di tecnologie che fanno fatica a decollare, come l’eolico, settore nel quale la Svizzera conta appena una quarantina di impianti, sebbene i risultati finora ottenuti siano promettenti.
E ci sono i nuovi arrivati, giunti al momento giusto, come la centrale di pompaggio-turbinaggio vallesana di Nant de Drance, entrata in funzione nell’estate del 2022, che sfrutta l’acqua di due bacini, uno a monte e uno a valle, per aumentare le riserve di energia elettrica.
Circa due terzi dell’elettricità prodotta in Svizzera sono generati per mezzo di dighe e un terzo per mezzo dell’energia nucleare, entrambe fonti quasi neutrali dal punto di vista delle emissioni di carbonio. Un numero crescente di startup ricorre ormai all’intelligenza artificiale per ottimizzare la gestione dell’elettricità, della rete o dell’energia in generale, dalla produzione nelle grandi fabbriche ai consumi domestici.
Articolo di Richard Etienne pubblicato su «Le Temps» il 18 novembre 2022