Destinazione Svizzera italiana: una lingua nazionale, due cantoni, più identità
Valigia alla mano, si parte! Destinazione Svizzera italiana. L’itinerario porta dapprima in due Cantoni svizzeri - Ticino e Grigioni - per poi aprirsi a tutto il territorio nazionale. Colonna sonora del viaggio: la lingua italiana, con qualche nota dialettale e inconfondibili elvetismi a fare da intermezzo. Nota di viaggio: dopo questo percorso alla scoperta della Svizzera italiana un solo bagaglio al ritorno non basterà più, così carichi dei suoni e della cultura racchiusi nella terza lingua nazionale svizzera.
Quattro regioni linguistiche, più culture, un’unica Svizzera. In questa moltitudine di identità che caratterizza il territorio rossocrociato, la Svizzera italiana è spesso poco conosciuta, anche dagli svizzeri stessi. Con questa denominazione si circoscrive infatti la regione che comprende il Cantone Ticino e quattro valli del Cantone dei Grigioni, unica realtà trilingue della Svizzera. La Mesolcina, la Calanca, la Bregaglia e la Valposchiavo formano infatti il cosiddetto Grigionitaliano.
Raggiungibile da sud passando per l’Italia o da nord percorrendo ad esempio il Passo del San Bernardino o la Galleria di base del San Gottardo, il tunnel ferroviario più lungo al mondo, nella Svizzera italiana la lingua ufficiale è l’italiano, affiancato da una realtà dialettale così ricca da riempire un’enciclopedia. La terza lingua nazionale è parlata da circa il 7,8% della popolazione. L’italiano risuona anche nelle città della Svizzera tedesca e francese: più del 50% degli italofoni vive al di fuori della Svizzera italiana, una presenza dovuta anche all’immigrazione dall’Italia, in particolare negli anni 1960 e 1970. Infatti, la terza comunità più numerosa di italiani all’estero si trova proprio in Svizzera. Una lingua quindi viva su tutto il territorio che, come minoranza, va valorizzata.
L’italiano in Svizzera
Una lingua unitaria in Svizzera non esiste, e da qui nascono sfide ma anche grandi opportunità. Parlare un’altra lingua franca, come l’inglese o un fantomatico “svizzero”, sarebbe a prima vista più facile per capirsi tra regioni linguistiche, ma il plurilinguismo è da sempre una parte fondamentale dell’identità del Paese e ne rappresenta un importante valore aggiunto. Diventa ufficialmente un tratto distintivo della Svizzera dal 1848, quando nella Costituzione federale si definiscono il tedesco, il francese e l’italiano come tre lingue nazionali poste allo stesso rango, alle quali si aggiunge poi il romancio nel 1938. Una ricchezza che permette a un unico Paese di beneficiare dell’incontro di più lingue ma soprattutto di più culture, legate da un sistema politico basato sul federalismo e sulla democrazia diretta. Una particolarità apprezzata anche dagli altri Paesi, portando la Svizzera a eccellere nella diplomazia proprio per il suo impegno nel far convivere culture diverse. Non è però sempre facile per le minoranze linguistiche far sentire la propria voce. Dal 2007 è in vigore la Legge federale sulle lingue nazionali e la comprensione tra le comunità linguistiche (LLing); con la relativa Ordinanza di applicazione del 2010 è alla base del sostegno ai progetti che favoriscono la mutua comprensione nella Svizzera plurilingue. All’italiano in Svizzera si rivolge spesso la domanda “come stai?” e per tenere monitorato il suo “stato di salute” sono attive varie associazioni. Da oltre 100 anni la Pro Grigioni Italiano è garante della minoranza italofona dei Grigioni, promuove la cultura grigionitaliana e difende la lingua, grazie alla collaborazione di Cantone e Confederazione. Il più giovane Forum per l’italiano in Svizzera porta avanti progetti e iniziative su tutto il territorio nazionale.
Tra elvetismi e dialetti
La convivenza di più lingue sullo stesso territorio ha regalato all’italiano in Svizzera delle sue specificità, facendo entrare nell’uso parole nate dall’influenza del francese e del tedesco e che differiscono dall’italiano parlato in Italia: dai prodotti ‘in azione’ (dal tedesco svizzero “Aktion”), che per un italiano sono piuttosto ‘in promozione’, a meno che i prodotti non vogliano correre via dal supermercato, al ‘comandare un caffè’ (in Italia “ordinare”, ripreso dal francese “commander”, quasi a voler costringere la tazzina a spostarsi). Queste specificità sono studiate anche dall’Osservatorio linguistico della Svizzera italiana, che nel 2020 ha messo a punto il progetto “lìdatè - l’italiano dal territorio”: si tratta di un sito web e relativa app rivolta agli italofoni di Svizzera, Italia e idealmente del mondo per indagare la variazione geografica della lingua. Il progetto ha già raggiunto circa un migliaio di persone residenti in particolare nella Svizzera italiana e nelle regioni italiane limitrofe (ma vi sono utenti che partecipano regolarmente ai sondaggi settimanali da tutta l’Italia): le risposte dei partecipanti confluiscono in mappe e grafici che si aggiornano e arricchiscono costantemente.
A questa varietà si aggiunge poi la ricchezza dei dialetti. Parlati da circa un terzo della popolazione, anche se oggi l’uso è in calo, i dialetti della Svizzera italiana derivano da quelli lombardi. Non ci si rivolge a chiunque in dialetto: sono infatti usati nel contesto informale e familiare. Dai più conosciuti “sa vedum” (ci vediamo) e “bondì” (buongiorno), la grande varietà dei dialetti ticinesi e delle valli italofone dei Grigioni sono raccolte nel Vocabolario dei dialetti della Svizzera italiana, un’opera enciclopedica che documenta questo patrimonio. Attualmente sono 95 i fascicoli pubblicati e molti ancora in cantiere.
Svizzera italiana oltre confine
Per gli svizzeri tedeschi la Svizzera italiana, in particolare il Ticino, è la “Sonnenstube”, a causa del suo clima favorevole e dell’aria mediterranea. Ma il territorio ha da offrire molto di più che qualche raggio di sole. Dall’arte all’architettura: pensiamo alla Bregaglia, culla di artisti conosciuti in tutto il mondo, come Giovanni Segantini o Alberto Giacometti. O ancora all’architetto ticinese Mario Botta che con le sue opere ha raggiunto gli Stati Uniti e la Cina. Guardando alle grandi opere del passato ci si imbatte in Francesco Borromini che, di origini ticinesi, è diventato uno dei principali esponenti dell’architettura barocca. O in Domenico Trezzini, che disegnò San Pietroburgo per conto dello zar Pietro I. Da non dimenticare anche i "magistri moesani”, grandi costruttori attivi in Baviera, Polonia e Austria tra il 1500 e il 1700.
Nella Svizzera italiana troviamo inoltre patrimoni dell’umanità: la Valposchiavo è attraversata dalla Ferrovia retica, capolavoro ingegneristico; i tre Castelli di Bellinzona rappresentano ancora oggi un importante crocevia tra nord e sud nella storia svizzera; e infine il Monte San Giorgio presenta fossili che risalgono a più di 245 milioni di anni fa.
La Svizzera italiana gioca un ruolo importante anche nel panorama scientifico: a Lugano ha sede il Centro Svizzero di calcolo scientifico e l’Università della Svizzera italiana, unico ateneo italofono fuori d’Italia. A Bellinzona sono attivi istituti di ricerca in biomedicina e in ricerca oncologica, che contribuiscono al progresso scientifico sul piano internazionale.
L’avvertimento era chiaro fin dall’inizio: occorre munirsi di una valigia in più per portare a casa la ricchezza della lingua e della cultura della Svizzera italiana, una componente importante dell’identità del Paese.
Cover image: San Bernardino © Andrea Furger - Destinazione Svizzera italiana: uno scatto di San Bernardino, nel Grigionitaliano, del fotografo mesolcinese Andrea Furger. La strada del San Bernardino rappresenta un’alternativa al Passo del Gottardo per raggiungere il Ticino dalla Svizzera orientale.