atleta su sedia a rotelle

Grandi speranze per la Svizzera ai Giochi paralimpici

Marcel Hug, due volte medaglia d’oro a Rio, e le giovanissime Sofia Gonzales e Nora Meister hanno tutte le carte in regola per brillare ai Giochi olimpici per atlete e atleti con disabilità che prendono il via il 24 agosto a Tokyo.

Ai Giochi olimpici di Tokyo Sofia Gonzales ha lodato in particolare lo straordinario quinto posto della ticinese Ajla Del Ponte nei 100 m. «La conosco. È una persona molto gentile, adorabile, una fonte di ispirazione per me», ha dichiarato.

Ai Giochi paralimpici in programma dal 24 agosto al 9 settembre nella capitale giapponese, l’atleta di Jongny, nel Cantone di Vaud, disputerà anche i 100 m – la sua disciplina preferita – oltre al salto in lungo. «Mi piace lo sprint», ci dice, «devi essere pronta e scattante, pensare solo a te stessa, e mettercela tutta. È adrenalina pura».

Sofia Gonzales

Medaglia di bronzo ai Campionati europei 2021 in Polonia e quinta agli ultimi Campionati mondiali paralimpici di atletica leggera tenutisi nel 2019 a Dubai, la campionessa appena ventenne nutre legittime ambizioni, detenendo il record di 16,37. «Punto alla finale, ma tra le concorrenti ci sono tre italiane molto forti che hanno dieci anni più di me», ci dice sorridendo. Unica romanda tra i 20 atleti svizzeri selezionati, Sofia Gonzales non vede l’ora di partecipare ai suoi primi Giochi olimpici. «Sarà la ricompensa di tutti gli allenamenti fatti. L’importante per me è dare il massimo».

Con i genitori ingegneri Sofia ha già viaggiato in lungo e in largo per il mondo. Nata a Londra, ha trascorso l’infanzia a Zurigo, prima di trasferirsi nella regione della Riviera del Vaud. Parla correntemente cinque lingue. Martina, sua sorella minore di 14 anni, fa danza classica. «È molto gelosa di me», ci dice Sofia in tono scherzoso. «Lei e i miei genitori avrebbero voluto accompagnarmi in Giappone, ma non sarà possibile a causa della situazione sanitaria».

Sofia, che soffre di una malformazione dalla nascita, all’età di tre anni ha dovuto subire l’amputazione di una gamba al di sopra del ginocchio. Ne ha sofferto, sì, ma solo durante l’adolescenza, tra i 12 e i 16 anni. «È un’età balorda. Non sono mai stata vittima di bullismo, ma a volte mi sono sentita dire cose poco carine a scuola, anche se partecipavo a tutte le attività», racconta.

Prima di darsi all’atletica ha praticato altre discipline, come il tennis e l’equitazione. Lo sport, soprattutto ai livelli raggiunti ora, ha contribuito molto al suo sviluppo. «Lo sport mi ha fatto acquisire fiducia in me stessa. Mi dà gioia, felicità». Sofia ama l’atmosfera speciale delle grandi competizioni a cui partecipa regolarmente. «Certo, siamo atleti di alto livello come tutti gli altri, e in pista è guerra. Ma poi fuori c’è una grande amicizia tra noi, e c’è molta familiarità».

La disabilità è qualcosa che ci accomuna, e ci unisce. Conosciamo tutti le storie degli altri, anche se ogni caso è unico.

Sofia Gonzales è già stata sotto i riflettori quando, per un mese nell’estate del 2019, ha interpretato il ruolo della messaggera alla leggendaria Fête des Vignerons di Vevey, davanti a una platea di circa 20’000 persone a sera. «Sono un’atleta, non un’attrice, e ancora oggi faccio fatica a rendermi conto di quello che ho fatto», puntualizza.

Futura studentessa di marketing e comunicazione, l’atleta vodese d’adozione viene regolarmente contattata dalle aziende per parlare del suo esemplare percorso. Di recente è stata ospite della RTS, il canale televisivo della Svizzera romanda, dove è apparsa completamente a suo agio davanti alle telecamere. «Mi piace raccontarmi, mi viene del tutto naturale. La disabilità non impedisce di praticare uno sport, ed è questo il messaggio che cerco di trasmettere. Se vedrò che le bambine e i bambini seguiranno il mio esempio, saprò di esserci riuscita».

A differenza di Sofia, Marcel Hug (35 anni), turgoviese, è un habitué dei circuiti ed è alla sua quinta partecipazione consecutiva ai Giochi olimpici. I primi furono quelli di Atene nel 2004.  

«L’atmosfera cambia ogni volta, non ti stanchi mai» ci dice. Disputerà su carrozzella gli 800 m, i 1500 m, i 5000 m e la maratona, ma lui minimizza. «Non sono l’unico a praticare così tante discipline. Alla fine si è un po’ stanchi, sì, ma è fattibile». 

Marcel Hug partecipa alla maratona di Londra nel 2020
Marcel Hug

 

Il suo obiettivo? «Vincere almeno una medaglia, poco importa il colore. Il livello sarà molto alto. Sono già orgoglioso di far parte della delegazione svizzera». Stella internazionale tra gli atleti con disabilità, nove volte campione del mondo e con al suo attivo il record nei 10’000 m, il turgoviese ha raggiunto l’apice della carriera agli ultimi Giochi di Rio nel 2016 vincendo due medaglie d’oro, negli 800 m e nella maratona.

Nato con una malformazione alla colonna vertebrale (spina bifida), Marcel Hug non ha mai potuto camminare. Oggi, grazie alla sua notorietà è l’unico campione svizzero a praticare a tempo pieno uno sport professionistico per disabili.

Poter vivere della mia passione è per me un sogno che mi godo ogni giorno. Mi alleno sei giorni alla settimana.

Grazie alla forza delle sue braccia e a una tecnica ineguagliabile ha anche vinto – davanti a tantissimi spettatori – le maratone urbane più popolari, tra cui quelle di Berlino, Londra, New York, Chicago e Boston, che è la più antica, la più accidentata e la sua preferita. «Talvolta in discesa si superano i 70 km/h, è molto divertente» si compiace il trentenne, più motivato che mai.

Nora Meister, nuotatrice argoviese di 18 anni, sarà la beniamina della delegazione svizzera a Tokyo. «È un sogno che si avvera», ci racconta. «Sono molto emozionata all’idea di vivere questa avventura».

Nora Meister ai campionati europei di nuoto a Funchal nel 2021.
Nora Meister

 

La scorsa primavera la liceale di Lenzburg ha vinto due medaglie d’oro ai Campionati europei disputati sull’isola di Madeira: nei 100 m dorso e nei 400 m stile libero. Sebbene abbia battuto il record del mondo, non accetta di essere considerata una candidata al podio. «Ai Giochi olimpici le gare saranno completamente diverse, i risultati di Madeira non avranno alcuna influenza», spiega.

Malata di artogriposi, una patologia che irrigidisce alcune articolazioni, non ha mai avuto l’uso delle gambe. Da bambina andava in bicicletta a mano (handbike) e giocava a tennis su sedia a rotelle, ma è in acqua, il suo elemento preferito, che si è imposta ai massimi livelli.

Mi sono sentita libera e leggera, nell’acqua. Mi piace la sensazione di muovermi senza sentire lo sforzo.

Scivola con la sola forza delle braccia e del tronco, senza usare le gambe. È il padre che le insegna la tecnica. Nora ha fatto le sue prime traversate all’età di 8 anni e oggi è l’unica atleta disabile ad allenarsi con i normodotati nel suo club di Aarau, l’«Aarefisch», per ben otto sessioni alla settimana.

Nora Meister ai campionati europei di nuoto a Funchal nel 2021.
Nora Meister

 

«È la mia passione. Grazie al nuoto ho stretto molte amicizie, e ho anche viaggiato. E grazie ai Giochi olimpici uscirò per la prima volta dai confini dell’Europa», ci confessa Nora, che da grande vuole fare l’insegnante o la giurista e che sta già pensando a Parigi 2024, quando avrà 21 anni.