L’universo delle immagini di Paul Klee e la materia di Berna
Mondi di sogno, magia delle immagini – Paul Klee è un pittore di rango internazionale e uno degli artisti più importanti del XX secolo. Membro del gruppo «Der Blaue Reiter», diventa in seguito docente al Bauhaus a Weimar e a Dessau. Cittadino tedesco, trascorre tuttavia più di metà della sua vita a Berna. Ecco perché sempre più spesso viene considerato un artista svizzero. Ma non è del tutto vero.
Angeli e macchine, città splendenti e pesci volanti, volti enigmatici e corpi di artisti: Paul Klee è ormai entrato in maniera incancellabile nella nostra memoria collettiva. La sua arte, una sintesi unica di astratto e figurativo, rende visibili i mondi dello spirito.
L’universo di Klee
E la sua opera può essere considerata una vera e propria enciclopedia in immagini «di tutte le bellezze e gli orrori del nostro mondo, delle sue ansie, speranze e nostalgie. Un’enciclopedia del vivere e del morire, delle cose prime e delle cose ultime», scrivono il curatore Dieter Scholz e la storica dell’arte Christina Thomson.
Nel secondo dopoguerra i motivi che ricorrono nei dipinti e nei disegni di Klee – poetici, sereni, giocosi – si sono diffusi ovunque sotto forma di cartoline e calendari. Ma ridurre Klee a queste caratteristiche sarebbe un grosso errore perché la sua arte richiede sempre almeno un doppio livello di lettura:
(…) chi cerca di decifrare i simboli di Klee vede emergere, sotto la superficie puramente estetica e piacevole delle sue immagini, tutto il grigiore della nostra epoca decadente,
afferma già nel 1935 Georg Schmidt, direttore del Kunstmuseum di Basilea.
Motivi bernesi: cave di pietra e paesaggi fluviali
Paul Klee nasce il 18 dicembre 1879 a Münchenbuchsee. La madre è una cantante svizzera, il padre un insegnante di musica tedesco. L’infanzia e l’adolescenza le trascorre a Berna, dove i suoi risultati scolastici sono mediocri, se non addirittura scarsi, ma si rivela presto un violinista molto dotato. Per lungo tempo del resto non sa se dedicarsi alla musica o alla pittura. Nei suoi primi quaderni di schizzi disegna il paesaggio fluviale dell’Aare ma anche la torre dello Zytglogge, il Münster e diverse vedute del Matte. Già allora comincia a sperimentare con la deformazione e lo straniamento.
Monaco, capitale dell’arte
Non vuole e non può tuttavia rimanere nella capitale federale. «A Berna potrei diventare un topo di biblioteca o un maestro di scuola, ma mai un artista», scrive al padre a 19 anni. Così lascia la provincia e si trasferisce in una delle capitali mondiali dell’arte: Monaco di Baviera. Lì completa la sua formazione ed entra in contatto con il gruppo «Der Blaue Reiter» (Il cavaliere azzurro), con August Macke, Franz Marc e Wassily Kandinsky, lì conosce e si innamora della pianista Lily Stumpf. La coppia si sposa nel 1906 e l’anno dopo nasce il figlio Felix. La divisione dei ruoli è, per l’epoca, assai inusuale: è Lily a mantenere la famiglia lavorando come pianista e insegnante di musica mentre Klee si occupa dei bambini e della casa e si costruisce un atelier in cucina!
Fama ed esilio
Il punto di svolta sul piano artistico è rappresentato dal viaggio in Tunisia che Klee intraprende con August Macke e Louis Moilliet nel 1914. Al rientro ha per la prima volta la sensazione di padroneggiare l’intera gamma dei colori nella loro pienezza: «sono un pittore», afferma. Poco dopo però scoppia la prima guerra mondiale. August Macke e Franz Marc muoiono al fronte. Klee viene a sua volta richiamato ma sfugge al destino dei due amici.
Sono gli anni 1920 a portare infine la fama, anche come forma di riconoscimento sociale: Klee comincia a insegnare al Bauhaus, prima a Weimar e poi a Dessau, dove abita in una delle stupende villette destinate ai docenti della scuola e ha come vicino Kandinsky. Nel 1931 la sua celebrità lo porta fino all’accademia d’arte di Düsseldorf. Ma dopo questo breve periodo di successo il tempo di Klee in Germania è finito. Nell’esposizione itinerante organizzata dai nazionalsocialisti «Entartete Kunst» (arte degenerata), Klee è considerato un artista malato e gli viene revocata l’abilitazione all’insegnamento. Decide dunque di emigrare in Svizzera con la moglie Lily.
L’ultimo atelier
A Berna, nel quartiere di Elfenau, e precisamente in Kistlerweg 6, nel soggiorno del piccolo ma luminoso appartamento di tre stanze della coppia, prende forma l’ultima parte dell’opera di Klee composta da circa 3000 pezzi. Osservando gli utensili utilizzati per dipingere che si sono conservati e le opere stesse, si può capire quanto fosse rivoluzionaria la sua tecnica: strati su strati di pittura, tagli, stuccature e raschiamenti sono frequenti e a volte l’artista ricorre persino, come supporto, alla tela dei sacchi per le patate che va a prendere direttamente dai contadini della zona.
Non si può non provare una grande meraviglia di fronte a questa incredibile potenza creativa che esplode in circostanze doppiamente difficili. Da una parte, infatti, Klee è un pittore sradicato e bandito. Dall’altra un uomo molto malato. Le sue lunghe e silenziose sofferenze cominciano nel 1935 ma sono soprattutto i suoi ultimi anni ad essere resi un inferno da una patologia autoimmune molto rara, la sclerodermia. Nonostante tutto affronta la vita quotidiana con coraggio e senza lamentarsi benché alla fine, a causa di un restringimento dell’esofago, sia costretto ad alimentarsi solo con cibi liquidi e abbia difficoltà a respirare: la breve salita fino al suo appartamento la chiama «il mio Cervino».
Paul Klee muore il 29 giugno 1940 durante un soggiorno di cura a Locarno. Più della metà della sua vita la trascorre quindi in Svizzera, 33 anni in tutto. Ma essendo nato in Svizzera da padre tedesco non è cittadino del Paese e al momento della morte è ancora uno straniero, malgrado i numerosi tentativi fatti per ottenere il passaporto. L’ultimo di questi tentativi risale addirittura alla vigilia della morte, quando Klee detta dal suo letto una lettera diretta alle autorità svizzere. Pochi giorni dopo avrebbe probabilmente ricevuto il tanto agognato documento.
È allora un dono ancora più grande il fatto che la collezione più ricca delle opere di Klee si trovi a Berna, al Zentrum Paul Klee, aperto nel 2005 all’interno dell’edificio costruito appositamente da Renzo Piano. Del fondo si sono occupati quattro collezionisti bernesi e il figlio Felix.
La tomba di Klee si trova nelle immediate vicinanze, al cimitero di Schlosshalden. L’iscrizione sulla lapide (poche righe annotate da Klee nel 1920) parla con grande semplicità di quegli altri mondi con cui la sua arte ci mette in contatto in maniera così incomparabile:
In questo mondo non mi si può afferrare. Perché vivo tanto tra i morti quanto tra i non nati. Un po’ più vicino del consueto al cuore della creazione, ma non ancora abbastanza vicino.