copyright Guillaume Megevand

Lo svizzero che correva come un keniano

Il ginevrino Julien Wanders si allena in Kenia sin dall’adolescenza. Oggi, a 23 anni, è tra i migliori fondisti a livello mondiale. La storia di una folle scommessa.

A 18 anni, subito dopo aver conseguito il diploma di maturità, il ginevrino Julien Wanders decide di ritirarsi in Kenia per allenarsi con i più grandi campioni del podismo. L’obiettivo: essere tra i migliori del mondo. All’epoca il progetto di questo giovane sognatore fa soprattutto sorridere. A prevalere è lo scetticismo.

Oggi, cinque anni dopo, Julien Wanders continua a vivere e ad allenarsi per otto mesi all’anno sugli altipiani keniani e sta vincendo la sua scommessa. Lo scorso ottobre, a Durban in Sudafrica, ha stabilito un nuovo record europeo nei 10km su strada. E questo prima di compiere un’impresa ancora più strepitosa nella mezza maratona svoltasi in febbraio a Ras Al-Khaimah, negli Emirati Arabi: con un tempo eccezionale di 59 minuti e 13 secondi ha migliorato il record del britannico Mo Farah, più volte campione olimpico nei 5000 e nei 10’000 metri.

Quel giorno il ventitreenne ginevrino ha stupefatto gli osservatori gareggiando allo stesso livello dei migliori corridori africani. Come sempre sicuro di sé, con la sua determinazione priva di millanteria, ha dichiarato: «Adoro battermi contro i migliori. Un giorno spero di poter competere con gli Africani per le medaglie internazionali. E questo sogno sta diventando sempre più realistico.»

 

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Laurent Meuwly, allenatore svizzero di successo e coach di Léa Sprunger, la campionessa d’Europa nei 400 metri, non nasconde l’ammirazione per la determinazione del ginevrino. «Troppi dei nostri giovani credono di poter diventare campioni olimpici senza uscire dalla loro zona di comfort. Julien ha osato organizzare tutta la sua vita intorno alla corsa.»

Autore del film Free to Run, che ha fatto il giro del mondo, lo storico dello sport Pierre Morath è altrettanto entusiasta. «Julien ha una formidabile convinzione intrinseca e ne sta raccogliendo i frutti. È la prova del fatto che quando si crede in una cosa, è possibile realizzarla.»

200km alla settimana

Julien Wanders vive attualmente in una piccola casa senza comodità a Iten, a 2500m di altitudine, una città dove diversi Europei condividono la vita dei fondisti africani. In programma ci sono circa 200km alla settimana. Due volte al giorno, alle cinque del mattino e alla fine del pomeriggio, percorre i sentieri di terra battuta tra le colline nel cuore di paesaggi bucolici. Condivide la sua vita con Jepkorir, una giovane insegnante locale. «Mi apre la mente, parliamo solo di corsa e questo mi fa bene». Julien Wanders si definisce un perfezionista e non uno ossessionato dal lavoro. «Poco importa cosa dice o pensa la gente. Sono diverso, di carattere estremo, più innovativo. So quello che voglio e lo faccio.»

Niente preannunciava un tale destino in una famiglia portata piuttosto per la musica. Suo padre André, professore di biochimica, è violoncellista presso il Quatuor di Ginevra, mentre sua madre Bénédicte è violinista presso l’Orchestra della Svizzera romanda.

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La preoccupazione dei genitori

Malgrado la loro inquietudine, i genitori hanno dovuto rassegnarsi e lasciar partire Julien verso il suo Eldorado. «Abbiamo cercato di convincerlo a proseguire gli studi, ma Julien era talmente determinato che è stato difficile dirgli di no. Non eravamo molto tranquilli all’inizio e abbiamo insistito affinché almeno i primi due mesi vivesse presso una famiglia del posto», racconta il papà, felice di quello che suo figlio sta realizzando. «Oggi Julien sta pian piano raggiungendo quanto si era prefissato. È sulla buona strada. Piuttosto che parlare di orgoglio, direi che siamo molto contenti per lui.» Julien ricorda le riluttanze dei suoi genitori al momento della sua partenza. «Non erano molto entusiasti, ma sapevano che non avrebbero potuto impedirmelo.»

A Ginevra, André Wanders gestisce gli sponsor di suo figlio, come Nike o il Team Genève. Allenatore presso lo Stade Genève, Marco Jager, che segue Julien da quando aveva 15 anni, continua, a distanza, a preparargli i piani di allenamento. I due uomini si sentono regolarmente via Skype. «Julien non ha paura di niente, ha sempre voluto essere tra i migliori. Tutto quello che fa, lo fa per passione, perché gli piace farlo. Forse un giorno si affermerà, ma per il momento sta ancora cercando di migliorare e nessuno sa dove sono i suoi limiti.»

Lo scorso dicembre, il giovane ginevrino è stato designato come la speranza svizzera dell’anno, considerati tutti gli sport, durante gli Swiss Sports Awards. Questo inverno ha partecipato alle mitiche corse cittadine svizzere, la Stadt Lauf a Basilea, la Corrida di Bulle e naturalmente l’Escalade di Ginevra, la sua corsa «feticcio», che ha disputato per la prima volta all’età di cinque anni. A dicembre ha addirittura polverizzato il record della gara davanti a una folla in visibilio che ha sostenuto il suo enfant prodige tra le strade della città vecchia.

2014 Berlin marathon copyright Kai Engelhardt
2014 Berlin marathon, copyright Kai Engelhardt

In vista della maratona

Per ora, Julien Wanders è più competitivo su strada che su pista, anche se la scorsa estate è riuscito ad arrivare alle finali dei 5000 e dei 10'000 metri agli Europei di Berlino. Per il resto di questa stagione sarà quindi la pista il suo obiettivo principale, soprattutto in vista dei Mondiali di Doha, in Qatar, a fine settembre. Ma, secondo gli esperti, il suo potenziale maggiore sta nella maratona. «Julien è un fondista nato che segue l’istinto, non per forza a suo agio nelle corse nervose, tattiche, piene di cambiamenti di ritmo della pista», ribadisce Laurent Meuwly. «Ma tra tre o quatto anni sarà in grado di diventare uno dei migliori maratoneti del pianeta.» Pierre Morath condivide pienamente questa analisi. «Per la pista, Julien deve ancora migliorare lo sprint finale, l’accelerazione. Ma per quanto riguarda la maratona, il suo futuro si delinea glorioso.»

Spinto dall’ambizione, il giovane campione ginevrino non si fissa alcun limite. «Ho sempre la stessa motivazione, la stessa passione, la stessa voglia di andare il più lontano possibile.»