Confinamento: tra allenamento e relax, i nostri campioni si reinventano
Frustrati per la sospensione delle competizioni, gli sportivi svizzeri ci raccontano la loro nuova vita tra relax, allenamento e scoperta di altre passioni.
Stan Wawrinka: piacevoli aperitivi
Durante questa lunga pausa forzata dovuta al coronavirus, Stan Wawrinka (35 anni), star del tennis e vincitore di tre Grandi Slam, si è mostrato sotto una luce completamente diversa: di solito piuttosto serio e riservato, ha dimostrato di avere un grande senso dell’umorismo e di essere non solo autoironico, ma anche amante del buon vivere. Più volte alla settimana lo abbiamo visto condividere in diretta su Instagram i suoi cocktail preferiti e discutere di tutto, dal tennis alla vita, con il suo compagno di torneo, il francese Benoît Paire. Le dirette, ognuna seguita in media da quasi 10’000 persone, sono state ribattezzate «Stanpairo»: Stan si collegava da casa sua, sopra Lutry (Vaud), mentre Paire da Marsiglia. A volte, con grande divertimento da parte dei follower, è capitato che alla fine fossero un po’ alticci, dopo aver brindato con black russian e caipirinha. «Eh, è forte il tuo cocktail, bisogna metterci un sacco di ghiaccio», esclama Stan all’inizio di una diretta. E più tardi: «Sono 40 minuti che parliamo e abbiamo bevuto solo due bicchieri. Siamo tranquilli stasera».
Wawrinka ha parlato di queste eccezionali dirette al quotidiano sportivo L’Équipe: «Nelle dirette, io e Benoît siamo davvero noi stessi. Raccontiamo aneddoti e qualche scemenza e facciamo entrare la gente nel nostro mondo. Parliamo apertamente, come se fossimo solo noi due, e ci sbellichiamo dalle risate. Siamo sportivi di élite, ma anche amanti del buon vivere». Sempre con lo stesso spirito, Stan ha anche pubblicato numerosi post ammiccanti e ironici, per esempio una foto da solo davanti a una pentola di fondue con la didascalia: «Almeno stando a casa posso mangiare una buona fondue». Lontano dalle competizioni, non ha forzato troppo la mano con gli allenamenti. «Rifarò una grande preparazione per tornare alla mia forma migliore quando avremo notizie più precise. In questo momento mi mantengo in forma, ma senza esagerare. Sono rilassato».
2019 2020 pic.twitter.com/kAOnnUhF03
— We Are Tennis (@WeAreTennis) May 25, 2020
Il tennista vodese sta affrontando nel migliore dei modi la vita senza il tennis.
Me la cavo molto bene, sono un privilegiato. Posso passare del tempo con mia figlia, la aiuto con la scuola. E mi riposo. Sono alla fine della mia carriera, non mi rimane molto tempo, ma non sono stressato. Ho fatto molto più di quanto avrei potuto immaginare. Praticamente ho vinto tutto il possibile. E l’obiettivo della mia carriera è sempre stato quello di non avere rimpianti il giorno in cui avrei smesso,
ha raccontato, con il tintinnio dei cubetti di ghiaccio in sottofondo.
Steve Guerdat: godersi i propri cavalli, senza stress
Di solito si pensa che, quando le competizioni vengono interrotte così bruscamente, i campioni si sentano per forza frustrati e senza adrenalina. Non è così per il cavaliere giurassiano Steve Guerdat, campione olimpico di salto a ostacoli a Londra nel 2012. In una delle sue rubriche, sempre taglienti e intelligenti, su «Le Matin Dimanche», racconta di aver vissuto questo periodo come una gradita pausa dal costante stress delle competizioni. «Ovviamente lo sport mi manca», scrive, «siamo in attesa perché ancora non sappiamo quando ricominceranno le gare, ma io ho comunque la fortuna di fare ciò che mi piace. Monto i miei cavalli tutti i giorni. Posso stare all’aria aperta e per questo mi sento un privilegiato. Se non fosse per la situazione drammatica causata dalla pandemia, direi addirittura che questo periodo è piuttosto piacevole, perché non ci stressiamo, ricarichiamo le batterie e possiamo riflettere su tante cose». Quando lo abbiamo contattato a casa, nella sua tenuta di Zurigo, ci ha confermato questo stato d’animo.
Per me è un’occasione per tornare alle radici della mia passione. Per quanto mi riguarda, l’amore per i cavalli è sempre stato più importante della competizione stessa.
E ha anche ribadito una frase che aveva scritto nella sua rubrica, ovvero che «nella vita ci sono cose più importanti della corsa al denaro». «Naturalmente non sputo sui soldi, ma penso che sia un peccato che ormai nello sport siano diventati l’unica priorità. Quando si parla di realizzazione nella vita bisognerebbe considerare anche altri criteri oltre al denaro». Lo sportivo ha poi aggiunto una riflessione filosofica, evidenziando come questa crisi sia servita da lezione alle nostre società. «Per anni le tragedie hanno sempre colpito gli altri e non noi. Così abbiamo chiuso gli occhi e ci siamo comportati un po’ da menefreghisti. Oggi possiamo comprendere meglio la fortuna di essere persone privilegiate. Da ogni esperienza, sia nello sport che nella vita, si possono trarre degli insegnamenti». Ora si tratta di esorcizzare le proprie paure. «Bisogna imparare a convivere con il virus, perché la vita è fatta per vivere e non per sopravvivere». E, in quest’ottica, lo sport avrà un ruolo importante, perché «è uno spettacolo che regala momenti magici, gioie incredibili».
Mujinga Kambundji: il rimpianto di Tokyo
Medaglia di bronzo nei 200 metri agli ultimi Campionati del mondo di atletica leggera di Doha, la bernese Mujinga Kambundji avrebbe potuto puntare al podio alle Olimpiadi di Tokyo. Per lei questo rinvio è stato un brutto colpo.
È una grande delusione, ero così felice,
ha dichiarato recentemente al giornale «24 heures». E ha aggiunto: «La sensazione sarà ancora più strana quando si avvicinerà il periodo in cui si sarebbero dovute tenere le Olimpiadi, cioè dal 24 luglio al 9 agosto. Onestamente non so come lo vivrò, ma probabilmente sarà difficile. Quest’estate, per la prima volta in dieci anni, non parteciperò a grandi competizioni». Nonostante il virus e il periodo di semiconfinamento, Mujinga Kambudji ha potuto continuare ad allenarsi quasi normalmente. «Sono riuscita ad andare a correre in un piccolo campo sportivo che si trova a tre minuti da casa mia. Per poter essere in forma nel 2021 bisogna mantenere il corpo attivo anche nel 2020. Per questo continuo ad allenarmi seriamente e in maniera metodica». Ha anche approfittato di questo tempo libero per riprendere gli studi di economia, che aveva interrotto nel 2017. «Un modo produttivo per fare qualcos’altro, per migliorarsi in altri settori. Anche senza gare, mantengo lo stesso spirito competitivo». La sua visione della crisi è filosofica. «Si impara sempre qualcosa nei momenti difficili. Questa crisi ci ricorda che non sempre tutto va come vogliamo nella vita, ma che è sempre possibile andare avanti».
Daniel Yule: riposo in Val Ferret
Rivelazione della stagione sciistica, vincitore di tre slalom di Coppa del Mondo, il vallesano Daniel Yule era ancora in corsa per vincere il globo di cristallo per questa disciplina quando la stagione è stata interrotta, a causa del coronavirus, a due gare dalla fine. «Ci ero andato davvero vicino e all’inizio è stato frustrante, soprattutto perché non avrò altre 8000 opportunità come questa», ci dice.
Ma ho subito relativizzato la cosa. A differenza dei nostri colleghi di altri sport come il tennis o l'atletica leggera, che hanno perso quasi un anno intero, noi sciatori abbiamo potuto vivere una stagione quasi completa quest’inverno. Siamo tra i privilegiati.
Il suo programma di allenamento non ha praticamente mai risentito della crisi. «Come al termine di ogni stagione, ho fatto tre settimane di divano, riposo e ozio per riprendermi, visto che ero sfinito. Ora mi alleno di nuovo all’aperto seguendo i blocchi di preparazione e ho la possibilità di vivere in Val Ferret in mezzo alla natura. Ho anche approfittato della riapertura dei campi da golf per giocare con gli amici, anche se sono solo un dilettante. E ho traslocato, cosa che richiede tempo, pur rimanendo fedele alla Val Ferret».
Per Daniel Yule, ecologista convinto, questa crisi ha avuto anche dei pregi, nonostante tutto il dolore che ha provocato. «Abbiamo imparato ad apprezzare ciò che possediamo e ci siamo resi conto che non abbiamo per forza bisogno di altro. Mi è dispiaciuto per la chiusura degli impianti sportivi e per la mancanza di interazioni sociali, ma ci sono anche molte cose che non mi sono mancate, per esempio i viaggi aerei. Non mi è sembrato che qui le persone fossero particolarmente infelici. Per quanto riguarda il futuro, mi auguro di essere sorpreso positivamente».
Sébastien Reichenbah: giardinaggio al posto dei passi di montagna
Se tutto va bene, il ciclista vallesano Sébastien Reichenbach, campione svizzero in carica ed eccezionale scalatore, parteciperà al primo grande evento sportivo dell’era post-virus, il Tour de France, rinviato ai primi di settembre. Sarà uno dei gregari del francese Thibaut Pinot, che è tra i grandi favoriti. «Le cose si stanno muovendo, ci sono grandissime possibilità che tutto vada come previsto, io ci credo. Non è la mia competizione preferita, ma è sicuramente quella in cui bisogna dare di più», ci confessa l’atleta vallesano. Rispettando le misure di sicurezza, ha passato più di un mese ad allenarsi a casa con il suo home trainer e da aprile è tornato a pedalare all’aperto. Lo raggiungiamo al rientro da una sessione di allenamento sulla riva destra del Rodano, appena sopra Montana, a quasi 1800 metri di altitudine. «Vado in bicicletta per quattro o cinque ore al giorno. Piano piano i passi sono stati riaperti e questa è una bella cosa. Rispetto ai Francesi e agli Italiani, che sono dovuti rimanere chiusi in casa per due mesi, io sono stato fortunato». E pensa di essere stato un privilegiato anche nella vita di tutti i giorni.
Nella mia famiglia nessuno ha subito gravi conseguenze e la nostra situazione è comunque meno drammatica di quella dei lavoratori autonomi.
Durante la sospensione delle competizioni Sébastien Reichenbah si è dedicato anche all’altra sua passione, meno conosciuta: il giardinaggio. «Mio fratello ha un bel giardino a Bramois. Tra una competizione e l’altra ci vado raramente, perché ho bisogno di riposarmi, ma in questo periodo ci sono andato tutti i giorni. È stato fantastico avere a disposizione così tanto tempo libero. Facciamo permacultura. Dopo le insalate e i cavoli, una volta passato il periodo dei cosiddetti «santi di ghiaccio» abbiamo piantato i pomodori. Per lui il lato positivo della crisi è stato quello di permettergli «di riscoprire le cose semplici della vita. Ora la gente vuole tornare a fare sport, a praticare attività che uniscano le persone. Ho parlato con alcuni rivenditori di biciclette e mi hanno detto che non hanno mai visto tanto entusiasmo».
Cover image: Sport durante il lockdown © Unsplash/@single_lens_reflex
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